Augurando a tutti un felice 2014, è con molto piacere che vi annunciamo il terzo incontro IDEAR di quest’anno dedicato a presentare la ricerca
“La sonorizzazione delle occlusive intervocaliche in toscano antico e il mutamento fonetico probabilistico” del collega Stefano Canalis.
La discussione sarà animata dai membri di IDEAR. L’incontro si terrà martedì 21 gennaio alle ore 15.30 in Sala Giunta, LILEC.
Speriamo di vedervi numerosi!
Abstract:
L’esito delle occlusive sorde intervocaliche latine nelle varie lingue romanze è generalmente semplice da descrivere, almeno nelle sue linee generali: in molte lingue /p/, /t/ e /k/ hanno subito un sistematico processo di lenizione diventando regolarmente sonore, mentre in altre lingue romanze tali consonanti sono sistematicamente rimaste sorde.
All’interno di questo quadro apparentemente così ben delineato, la posizione del toscano non è chiara. Sebbene nella maggioranza dei parole toscane le occlusive rimangano sorde (per esempio in amico, dito, capo), un numero non irrilevante di parole contiene un esito sonoro (per esempio in lago, strada, riva). Tale doppio esito, che sembra violare l’assunto della regolarità delle leggi fonetiche, è stato oggetto di numerosi tentativi di spiegazione. I due approcci prevalenti sono stati a) spiegare gli esiti sonori come prestiti dai dialetti del nord Italia, oppure alternativamente b) spiegare gli esiti sordi come parole dotte. La prima soluzione è quella generalmente accettata, ma incontra alcuni problemi (per esempio la presenza di sonorizzazione in parole che nei dialetti del nord Italia sono assenti, come codesto, o conservano una sorda, come oca rispetto al pisano oga).
L’osservazione di un ampio corpus di forme rivela che la probabilità di avere un esito sonoro è sensibile a vari parametri fonologici (per esempio il luogo di articolazione dell’occlusiva, o l’altezza delle vocali adiacenti alla consonante), senza che tuttavia il condizionamento sia strettamente regolare. Questi dati portano a escludere che le parole toscane con esiti sonori siano prestiti, e suggeriscono la possibilità di cambiamenti fonetici probabilistici piuttosto che sistematici.