FRANKENSTEIN: UN FINALE ALTERNATIVO

Il capitano Robert Walton scese dalla nave, alla ricerca di Victor. Mentre il gelido vento dell’artico gli sferzava il viso iniziò a seguire le poche tracce lasciate da Frankenstein sul ghiaccio secco.

Dopo un breve tratto di cammino fra i ghiacci, il capitano intravide, ad un centinaio di metri innanzi a lui, una sagoma intenta ad allontanarsi, tentò quindi di aumentare il passo per raggiungerla. Il vento iniziò a soffiare con maggiore intensità tanto che dopo poco pareva quasi che lo sollevasse da terra. Walton perse di vista le tracce di Victor e dovette ripararsi in un’insenatura tra i ghiacci in attesa che la bufera cessasse; il capitano provò ad accendere un piccolo focolare per potersi scaldare, ma invano. Dopo un’ora la bufera era terminata, e Robert poté rimettersi in cammino.

Le ore passavano, ma il capitano non scorse traccia alcuna né del dottor Frankenstein, né della Creatura. Lo sconforto prese piede nell’animo di Walton, il quale era ormai sul punto di tornare indietro, quando un lugubre lamento gli giunse all’orecchio. Robert si guardò freneticamente intorno e scrutò l’orizzonte in cerca di chi o di che cosa avesse prodotto tale sinistro rumore. Il capitano decise quindi che avrebbe proseguito finché vi fosse stato il sole in cielo. Passo dopo passo, Walton raggiunse una strana forma che gli era apparsa all’orizzonte tempo prima; avvicinatosi, il capitano poté distinguere in tale figura due corpi avvinghiati, i quali appartenevano a Frankenstein e alla sua Creatura. I due corpi erano completamente immobili e un sottile strato di ghiaccio li ricopriva rendendo quella visione tanto affascinante quanto causa di sgomento. Robert si accostò accanto a quella inusuale statua di ghiaccio e si sedette. Un lieve scricchiolio destò l’attenzione del capitano, il quale si alzò in piedi tentando di identificare l’origine del rumore. Prima che Walton capisse cosa stesse succedendo, la Creatura si stagliò maestosa sopra di lui ed iniziò a respirare rumorosamente. Robert indietreggiò, inizialmente spaventato da tale evento, ma poi si ricompose e sfoderò la spada. La creatura iniziò a parlare lentamente: «Capitano…non  deve aver paura: non ho intenzione di farle del male. Il mio creatore… è morto durante la bufera…il freddo l’ha vinto. Stavo per andarmene, ma vedendo il suo corpo rannicchiarsi… lentamente… ho pensato a me stesso, alla profonda e sconfortante solitudine che mi ha accompagnato per quasi tutta la mia esistenza. Allora ho deciso di raggiungerlo e di stargli vicino durante la sua dipartita.» Il capitano lentamente rinfoderò la lama e si avvicinò alla Creatura per guardarla meglio. I racconti di Victor erano stati accurati, l’aspetto del suo esperimento vivente era raccapricciante, ma ciò non lo dissuase dall’instaurare una conversazione con lui. Walton chiese: «Hai fatto una buona azione… perché allora tante atrocità?», facendo allusione ai crimini commessi dal mostro in passato. La creatura rispose con voce grave e colma di vergogna: «Mi hanno costretto, io non volevo. Il mio unico desiderio era essere buono e felice, come gli altri, ma tutti coloro che ho incontrato mi hanno chiamato mostro, disprezzandomi e offendendomi. Ora desidero solo una cosa: la morte.»

Robert rimase impietosito dalla Creatura e non volle ucciderla o abbandonarla, pertanto le propose di andarsene con lui. «Vieni via con me, pensaci, potresti provare a costruirti una nuova vita, in un posto dove non ti conosce nessuno, così che tu abbia modo di vivere felicemente.» La creatura rimase in silenzio per qualche attimo e infine fece segno di assenso con il capo.

I due si incamminarono lungo la via del ritorno per raggiungere la nave mentre il sole stava ormai calando. Proprio quando il freddo iniziò a farsi tagliente raggiunsero il bastimento. Il capitano avvisò i suoi uomini che avrebbero dovuto essere rispettosi del mostro e che non dovevano temerne la presenza.

La nave dovette fare scalo a Belfast per rifornirsi di tutto il necessario per il lungo tragitto da compiere; la Creatura si industriò per aiutare al meglio la ciurma con le faccende di bordo. Gli uomini della nave, inizialmente intimoriti dal mostro, acquisirono man mano fiducia in lui. Robert era compiaciuto nel vedere la Creatura integrarsi, seppur a modo suo.

Il terzo giorno la nave veleggiava ormai verso Londra; tutto pareva tranquillo, ma nubi cariche di tempesta si palesarono all’orizzonte. Con il giungere della notte iniziò a diluviare; lampi saettavano nell’aria e il boato dei tuoni sovrastava tutto. Ma l’equipaggio era abituato a navigare anche nelle condizioni più avverse…

La Creatura raggiunse la cabina del capitano e bussò educatamente. Walton aprì ed invitò la Creatura ad entrare, facendola accomodare su uno sgabello. «Quanto manca all’arrivo a Londra, capitano?», chiese la Creatura.

Robert rispose: «Giusto qualche ora di navigazione: stai tranquillo, per domani mattina saremo già sbarcati.» Il mostro annuì e guardando bieco il capitano aggiunse: «La sa una cosa signor Walton… il mio creatore, Frankenstein, non è morto nella bufera.»

La Creatura si alzò imperiosa su Robert, il quale venne pervaso da un brivido freddo mentre si sentiva cinto dalle braccia del mostro. Un rumore sordo, quasi fosse lo scricchiolio della nave…

L’ imbarcazione giunse a Londra in pieno orario secondo la tabella di marcia, ma nessun membro dell’equipaggio venne visto scendere. Solamente dopo un giorno venne scorta una figura ammantata di nero lasciare la nave, per poi scomparire nell’oscurità.

Axel M. Patron
Liceo Laura Bassi, II C