Gigliola Nocera

Perché parlare di Trascendentalismo, oggi? Che cosa ha da dirci, ancora, quella stagione intellettuale dell’Ottocento americano che ebbe il proprio fulcro nel New England di Emerson e Thoreau nei quali, insieme a pochi altri, F.O. Matthiessen individuò i protagonisti di un “rinascimento” americano e del suo nuovo canone letterario?

Con Trascendentalismo e oltre si è voluto dunque sperimentare un percorso à rebours che in modo a volte più letterale, a volte più implicito, e partendo dal 1941, anno di pubblicazione dell’American Renaiisance, e dal pensiero epistemologico contemporaneo, ha rintracciato i fili tenaci del pensiero trascendentalista in modelli di pensiero e prodotti artistici appartenenti  a campi a prima vista lontani tra loro. Sono i campi della filosofia così come della storia delle idee; quello della letteratura, certo, ma anche delle scienze sociali esemplificate ad esempio nel fiorire della geografia culturale; quello del romanzo e del film western rivisitato oggi nelle più recenti serie televisive; fino a quello dell’avanguardia musicale nell’America del Novecento.

Tutto ciò, infondo, non è in aperto contrasto con il Trascendentalismo storicamente inteso: un movimento di pensiero estremamente fluido e non facilmente circoscrivibile, che in terra americana ha modulato le proprie austere origini derivanti dall’Idealismo tedesco in forme di pensiero poliedriche, spesso intimamente collegate alle pratiche della quotidianità fino a sfrangiarsi in “trascententalismi” molteplici e persino contraddittori. Quel che è certo, semmai, è che sotto lo stesso “tetto trascendentalista” si possano trovare, come si sa, scrittori con un rapporto diversamente articolato nei confronti di concetti a volte antitetici tra loro quali “democrazia” e “puritanesimo”: Emerson e Alcott piuttosto che Hawthorne, Melville piuttosto che Thoreau. Ma quel che è altrettanto certo è che non sarebbe fuori luogo mettere sotto lo stesso tetto trascendentalista modelli vecchi e nuovi di utopie: dalle comuni di Fruitsland e Brookfarm alla comune di Walden II immaginata nel 1948 da B. F. Skinner; dal progetto di scuola pedagogicamente innovativa dei fratelli Thoreau e dal pensiero abolizionista diffuso nei circoli intellettuali del New England, al movimento antisegregazionista e per i diritti civili degli anni Sessanta del Novecento; dal viaggio in cerca di modelli di governo <<democratico>> compiuto da Margaret Fuller alla volta della <<roman republic>> e tragicamente conclusosi sugli arenili di Fire Island, al pensiero socialista di cui anche lo stesso Matthiessen fu interprete e seguace.

Il saggio di Mario Corona, che apre il volume, è cardinale nel suo introdurci al tema del trascendentalismo minuscolo e al suo persistere nella cultura americana contemporanea, recuperandolo in filigrana attraverso la monumentale opera di F.O. Matthiessen di cui Corona, soprattutto in Italia, è studioso indiscusso. È proprio l’autore di American Renaissance, il <<socialistta cristiano>> di Harvard, a individuare in Emerson, Thoreau, Whitman, Hawthorne e Melville, una comune tensione <<democratica>>, una positiva dimensione trascendentalista, che dall’America di quei giorni lontani sembra riaffiorare direttamente nel New Deal roosveltiano dei giorni suoi. Dallo snodo costituito dall’opera di Matthiessen, il saggio di Corona si dipana in avanti e all’indietro nel tempo, smitizzando con lucidità i vecchi pro e ricostruendo i nuovi contro di un movimento filosofico e letterario in grado di combinare insieme la solarità e l’ottimismo nel futuro della nazione con uno shakespeariano senso del tragico.E, anche, un profondo afflato comunitario (vedi Whitman e non solo) con un profondo individualismo che, a dispetto delle migliori intenzioni di un Henry David Thoreau, potremmo intravedere oggi, nei più recenti guasti della politica statunitense e della finanza globale. Guasti e problemi che il socialista Matthiessen, nel cui teorema democratico difficilmente ( a prima vista) potevano rientrare autori “diversi” quali Poe o Dickinson, toccò con mano negli ultimi anni della sua vita. Non solo per questo ma forse anche per questo, Matthiessen preferì gettarsi nel vuoto all’inizio di un secolo breve già dominato da un’America imperialista ormai su scala mondiale.

Elio Cappuccio riprende da una prospettiva diversa, più prettamente filosofica, le fila che legano il Trascendentalismo a un pensiero epistemologico contemporaneo che giunge fino a Bertalanffy, varela e Prigogine. Attraverso una trattazione ricca e documentata egli ripercorre il passaggio dal pensiero alchemico, squisitamente iniziatico, a quello scientifico che studia e analizza le leggi della natura; e ricostruisce in che modo, in questo territorio di passaggio, si collocano insieme al Trascendentalismo e Romanticismo con il loro diverso ma analogo impulso a infrangere i limiti imposti dalla scienza per proiettarsi verso l’infinito. Anche il saggio di Cappuccio rintraccia nell’Ottocento americano i diversi capisaldi del pensiero trascendentalista per poi seguirne i tanti rivoli che da Schelling, e attraverso Emerson e Thoreau valicano i confini del loro secolo per riaffiorare nella modernità. E per riemergere non solo nel pensiero filosofico, ma anche in vari aspetti dell’estetica artistica (dalla pittura alla musica, e alla architettura), che in modi ora palesi, ora più impliciti, sembrano comunque ricollegarsi al Trascendentalismo attraverso la chiave ermeneutica della Natura. Vale per Schuman come per Ives e Cage; per la natura dei quadri di Cézanne come per quella in movimento che attraversa la casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright.

Salvo Torre completa questo primo percorso di analisi del Trascendentalismo storico analizzandone i legami con la coeva <<geografia umana>> di primo Ottocento. E ricostruendo il dibattito che tra Europa e America, porterà ben presto a una riformulazione dell’idea trascendentalista di Natura alla luce di un  progresso industriale che – della Natura –  cercherà di teorizzarne e giustificarne lo sfruttamento, quando non la distruzione per motivi economici e commerciali. In questo dibattito Torre inserisce la figura del geografo anarchico ed esule politico Èliséè Réclus, che tra un esilio e l’altro, ipotizzerà un <<ritorno alla natura>> in una chiave proto-ecologica che sembra ricollegarsi direttamente al Trascendentalismo del <<natural historian>> Henry David Thoreau.

Direttamente dalla nostra contemporaneità, e incastonando le poesie di Annalisa Goldoni, Lola Tostevin e Giovanna Silvani, si muovono gli altri saggi che compongono il volume. In essi, il Trascendentalismo  va decisamente otlre riaffiorando in forme inusitate, se pur sempre riconducibili alla fonte comune. così nelle last frontiers (nel saggio di Cinzia Schiavini), degli Artic Dreams di Barry Lopez, che spostano Walden Pond fino ai confini con la remota Alaska. Così pure nella stessa lontana Alaska del saggio di Elisa Bordin, nei cui boschi si arresta il sogno del ritorno alla natura incontaminata del giovane Christopher McCandless; la cui morte ispirerà il libro Into the Wild di Jon Krakauer e l’omonimo film. Nel suo percorso che lo porta decisamente oltre, il Trascendentalismo si fa, negli ultimi saggi del volume, serie televisiva western (Stefano Rosso), da cui scaturiscono nuove forme di narrazione e d’azione nell’Ovest in cui Thoreau prefigurava piuttosto il futuro e il progresso dell’umanità. E infine, oltrepassando persino l’oltre cui era giunto Charles Ives, musicista ma anche attento conoscitore del Trascendentalismo del New England, nel saggio di Nicola Ferrari questo movimento, variamente ma ostinamnete onnipresente, si fa avanguardia musicale estrema attraverso la musica, apparentemente scanzonata e irriverente, di John Cage. In essa, come a chiudere un grande cerchio e un lungo percorso estetico, torna ancora una volta la Natura, grande centro di una inedita <<triangolazione>> che unisce Thoreau, Ives e Cage.

E tornando in cerchio all’inizio del volume, è parso giusto e doveroso alla Direttrice della rivista Lilla Maria Crisafulli, e ai collaboratori tutti, aprire questo numero con un omaggio a Romolo Runcini, reso vivo dai versi di Annalisa Goldoni, in ricordo del suo contributo intellettuale e umano alla vita della rivista.

Bibliografia

CORONA, M (.2007): Un Rinascimento impossibile. Letteratura, politica e sessualità nell’opera di Francis Otto Matthiessen, Verona , ombre corte.

MATTHIESSEN, F.O. (1941): American Renaissance: Art and Expression in the Age of Emerson and Whitman, New York, Oxford U. P. Trad It. (1954): Rinascimento americano; Arte ed espressione nell’era di Emerson e Whitman, traduzione di Franco Lucentini, Torino, Einaudi.