Responsabile scientifico: Claudia Corti Compito dell’Unità L’unità di ricerca dell’Università di Firenze si prefigura l’obiettivo di indagare la funzione culturale e culturologica delle istituzioni sia letterarie sia politiche della città, tra il Settecento e l’Ottocento, con particolare riguardo al discorso sulla dialettica tra identità nazionale e identità locale, che si sviluppa in maniera caratterizzante sia sui periodici del periodo, sia nell’ambito dei circoli e salotti letterari, dediti alla polemica tanto letteraria quanto socio-ideologica. L’intento è quello di ricostruire la fenomenologia di Firenze (prima e durante l’evento di trovarsi capitale d’Italia) quale crocevia di incontri culturali, con evidenti riscontri in campo letterario e artistico, nell’Ottocento italiano filtrato e negoziato attraverso l’interscambio, tipico da sempre della comunità fiorentina, con la cultura e la civiltà anglosassone. La città di Firenze si avvale, rispetto ad altre pur estremamente rilevanti identità locali italiane, della peculiare egemonia di una tradizione non solo artistica e letteraria, ma più precipuamente socio-politica, che la colloca al centro di un caratteristico processo di mediazione tra istanza di identificazione ed unità nazionale (o addirittura cittadina) ed una imprescindibile vocazione europeistica e – dati i legami da sempre esistenti con la cultura inglese – tipicamente filobritannica. Possiamo prendere a contrapposto riferimento, per stabilire le diversificazioni ed emancipazioni dell’ideologia unitaria, due opere ampiamente circolanti a Firenze: Thomas Coke (non per caso, un britannico) nel 1726 pubblica Etruria regalis, opera depositaria di una concezione municipalista, laddove Giuseppe Micali, nel 1810, pubblica L’identità avanti il dominio dei romani, che si colloca per contro in una prospettiva nazionalistica. I complessi procedimenti di scambi, mediazioni e negoziazioni che intercorrono tra la comunità municipale fiorentina e l’abituale presenza di una comunità anglofona o comunque anglofila, concorrono a determinare, oltre all’interscambio socio-politico, una vasta quantità di pratiche letterarie ed artistiche. Da un lato, si assiste al fenomeno del rilancio dell’antico mecenatismo nella produzione delle arti, quale veicolo di sensibilizzazione politico-ideologica; dall’altro, sulla scia della tendenza normativa e sistematizzante delle moderne “Accademie” inglesi, si tende ad attuare ipotesi di regolamentazione e codificazione della conoscenza estetica e delle sue relative applicazioni. All’interno di tale sistema istituzionale, di chiara matrice ideale anglosassone, si assiste ad una straordinaria diversificazione di impellenze estetiche, che comprendono, nella loro varietà, anche la fenomenologia drammatica e teatrale. Perché molti mediatori e negoziatori di istanze ideologiche e politiche furono anche gli attori e gli impresari teatrali, che facendo la spola tra Inghilterra ed Italia, e viceversa, di volta in volta per mutate condizioni politiche, importavano/esportavano idee di radicale cambiamento istituzionale. In questo quadro di riferimento generale, indicheremo una serie di campi applicativi in cui si cimenteranno i vari ricercatori coinvolti nel progetto. Argomento di base è la messa a punto di categorie, discorsi e rappresentazioni del processo di unificazione nazionale italiana, alla luce di acquisizioni estetiche e socio-politiche di stampo anglosassone. Ambito privilegiato sarà naturalmente lo spoglio di riviste, fondi bibliotecari, epistolari, diari, memoriali, etc., oltre alla identificazione della funzione delle numerose biblioteche circolanti, per la disponibilità di testi anglo-americani in grado di diffondere microarticolazioni di istanze di ordine sia estetico, sia culturale in senso lato. In questo settore risulterà fondamentale la collaborazione al progetto di due prestigiose istituzioni culturali fiorentine, quali il Gabinetto Vieusseux e la Biblioteca Marucelliana, le quali hanno sempre intrattenuto strettissime e proficue relazioni con gli intellettuali stranieri di passaggio o residenti nel capoluogo toscano. Un ambito limitrofo di lavoro sarà occupato dal ruolo svolto dalle case editrici cittadine, quali per esempio Le Monnier, Giunti, Bemporad, Barbera, etc. , per la divulgazione di testi che andavano ad alimentare il dibattito ideologico attorno alla configurazione etico-estetica della nuova entità politica nazionale. Una particolare diramazione del fenomeno di aggregazione socio-culturale indotto dalle istituzioni cittadine, è certamente significata dal costume delle riunioni private all’interno dei celebri “salotti” (già risulta dal database del Vieusseux che il 40% degli abbonati, tra il 1820 e il 1870, erano donne, di cui almeno il 60% anglofone), ma anche, per esempio, delle gallerie d’arte, dei musei, o ancora dei numerosi “caffè” artistico-letterari, dove, oltre che di cultura, si discuteva di politica. Infine, sarà inevitabile allargare la ricerca alla produzione drammatica ed all’attività teatrale, nonché al ruolo svolto dalle pratiche attoriali e manageriali, anche in riferimento ad aggiramenti della censura per fini politici. Nel periodo napoleonico, le idee francesi sul teatro avevano imposto un cambiamento di repertori e di innovazioni stilistiche dei drammi, che dovevano ora ospitare tematiche politiche di stampo libertario tipiche della borghesia rivoluzionaria. Il rapporto della commissione sui teatri del 1798 obbliga i teatri a fare dell’istruzione pubblica un luogo di divertimento per il popolo, sottoponendo a tale finalità tutti i generi drammatici, tragedia, commedia, musica, balletto etc.; si favorisce inoltre l’accesso del popolo agli spettacoli con riduzione del prezzo dei biglietti e abbonamenti gratuiti. Con la restaurazione dei Lorena, Firenze recupera in parte le politiche teatrali granducali, senza tuttavia rompere con gli apporti napoleonici. In particolare, si segnala l’esperimento di avanguardia dell’impresario Luigi Gargani, il quale, nel 1817, progetta la costruzione del teatro Goldoni come “parco di divertimento per adulti”, a sud dell’Arno, comprendente un teatro coperto, un’arena, una sala da ballo, divertimenti campestri e giochi ginnici. Per tutto il periodo che va dalla restaurazione all’unità d’Italia con Firenze capitale, le notizie teatrali transitavano tramite rubriche specifiche ospitate nei periodi d’informazione (in particolare “La Gazzetta di Firenze”, l’”Osservatore fiorentino”, e poi da 1859 “La Nazione”) oppure tramite periodici di vario carattere culturale, quale il “Giornale di Commercio e d’Industria, Teatri, Varietà, Bibliografia, ed Avvisi”, e in seguito, dal 1954, “Polimazia di famiglia. Giornale scientifico, letterario, artistico e teatrale”. Se a cavallo tra i due secoli l’informazione teatrale era affidata quasi esclusivamente ad un’unica pubblicazione ad ampia diffusione, L’indice de’ teatrali spettacoli (1764-1823), in cui venivano presentate brevi schede informative, nelle riviste teatrali ottocentesche compaiono dettagliati annunci, cronache puntuali, e recensioni che poi favorivano scambio di lettere. L’obiettivo generale del progetto è l’individuazione di tutti i possibili canali di espressione delle valutazioni inglesi sull’Italia e il suo popolo, in particolare sulla Toscana e Firenze, e delle reazioni italiane a tali valutazioni. Attraverso la definizione di quei canali e la loro analisi, l’indagine tenderà a individuare e sistematizzare quegli elementi di frustrazione, e al contempo di rivalsa, che all’epoca influirono sul dibattito pubblico (e che tuttora costituiscono una costante della coscienza collettiva italiana nel suo confronto con l’Europa). Si può prevedere che, nel suo complesso, l’esperienza culturale toscana possa configurare un caso esemplare del rapporto tra “periferie” e grandi centri culturali dell’Europa tra Sette e Ottocento. In pratica, l’unità di Firenze si prefigge di sviluppare un’analisi che prenda in esame la rappresentazione che lo “sguardo” degli osservatori inglesi (artisti, letterati, teatranti, politici, diplomatici, o semplici flaneurs) ha costruito nell’immaginario collettivo in età risorgimentale. Si tratta di rappresentazioni che esaltano una visione dell’Italia e in particolare della Toscana al contempo decadente e gloriosa; si può ipotizzare che lo “sguardo” degli inglesi abbia offerto all’Italia un’immagine di sé declinata in termini ambigui, e tale da plasmare la retorica, il contenuto e gli esiti stessi del processo di unificazione. I compiti dei ricercatori saranno distribuiti, in base alle rispettive competenze specifiche, fondamentalmente in due momenti, corrispondenti ai due anni di svolgimento del progetto. Nel corso del primo anno, verranno raccolti e studiati i materiali documentari; nel corso del secondo anno, si provvederà alla messa a punto dei risultati tramite l’organizzazione di un Convegno internazionale, a cura del Gabinetto Vieusseux, di una mostra, a cura della Biblioteca Marucelliana, e la pubblicazione degli Atti. Per supportare il gruppo di lavoro, il progetto prevede la richiesta di un assegno di ricerca esclusivamente finalizzato alla realizzazione di questo progetto.