Responsabile scientifico: Isabella Imperiali D’afflitto Compito dell’Unità L’unità di Roma “La Sapienza” intende esaminare le rappresentazioni dell’Italia e degli italiani, elaborate durante il periodo risorgimentale (1815-1870) dalla cultura britannica, con particolare riferimento alla realtà di Roma e dello Stato Pontificio; il rapporto che intellettuali e artisti italiani hanno con Londra e con la cultura inglese e del modo in cui essi si fanno portatori a Roma e in Italia di quella letteratura e del suo massimo rappresentante, Shakespeare; l’atteggiamento della società inglese verso gli esuli romani e italiani; il ruolo cruciale del teatro e delle arti figurative nella rappresentazione e nella costruzione dell’immagine dell’Italia. Sono gli anni in cui il movimento romantico, nel recupero del classicismo e del neo gotico, sviluppa un febbrile interesse non soltanto per la Roma antica ma anche per quella contemporanea, grazie soprattutto alla diffusione del “Grand Tour”. Nell’immaginario romantico inglese Roma diviene un enorme teatro in cui i viaggiatori assistono alla messa in scena della vita quotidiana in un alternarsi di tragico e di comico. Il tragico, indotto dall’oppressione del governo pontificio, dalla repressione e dalla censura, emerge sia nei resoconti di quanti frequentano i teatri, le feste nei palazzi patrizi, i caffè (il Caffè Greco, per esempio, è celebre luogo di incontro per gli artisti stranieri) sia in quelli dei molti viaggiatori inglesi massoni che hanno contatti con i protagonisti della causa rivoluzionaria. Il comico si identifica con il pittoresco, insito nelle rappresentazioni della vita quotidiana: dalla chiassosità dei mercati ai colori dei costumi popolari, dalle feste di strada alle stesse funzioni religiose. Di tutto questo va ricercata testimonianza nei pamphlets, nelle lettere, nei diari, nella drammaturgia, nelle arti figurative e nella caricaturistica, nei travelogues, nelle opere in prosa e in versi di molti autori inglesi del periodo. In questo senso assumono un ruolo importante le interpretazioni di alcuni grandi attori, dei quali si occuperanno ISABELLA IMPERIALI e ANDREA PEGHINELLI, che si esibiscono sui palcoscenici londinesi o nei teatri italiani. Ne è un esempio Gustavo Modena, fervente patriota ed estimatore dell’opera shakespeariana, che nel 1839 si esibisce al Queen’s Theatre di Londra per declamare brani tratti dalla Divina Commedia. Nei suoi spettacoli londinesi, accolti con entusiasmo dal pubblico inglese e dai fuoriusciti italiani, Modena fornisce una testimonianza dell’esule che è costretto ad abbandonare la propria patria per questioni politiche e religiose. Sono gli anni in cui il grande attore è convinto sostenitore delle idee mazziniane ma anche della forza della pagina shakespeariana che non riesce ad essere compresa in Italia. Tuttavia, è Alemanno Morelli, suo allievo, a riscuotere successo con “Amleto” e “Macbeth” (nella traduzione in prosa di Carlo Rusconi) nelle piazze italiane dei primi anni Cinquanta. Ed è a Ernesto Rossi- che partecipò alle Cinque Giornate di Milano- che si devono le prime grandi interpretazioni dei personaggi tragici shakespeariani, in cui emergono evidenti e inquietanti riferimenti all’attualità. Sarà lui, nel 1855, ad acquistare a Londra dal figlio di Edmund Kean i copioni shakespeariani con i tagli apportati da David Garrick. Inoltre, Adelaide Ristori e Tommaso Salvini contribuirono a portare e a diffondere l’identità culturale italiana a Londra con tournée trionfali delle loro originali interpretazioni shakespeariane (già collaudate in Italia) recitate in un primo tempo in italiano e, in seguito, in inglese (o, addirittura, Rossi alternava le sue battute in italiano con quelle in inglese degli altri attori!). I primi anni Settanta dell’Ottocento, e quindi la fine del Risorgimento e l’inizio della costruzione di uno stato nazionale italiano unitario, rappresentano un passaggio storico di importanza cruciale in vista di una comprensione della visione dell’Italia nella cultura e nella letteratura inglese. E’ allora che il pretendere di descrivere l’Italia ricorrendo a reminescenze classiche o a romanzi gotici produce una crescente incapacità di interpretare quanto stava avvenendo davanti agli occhi dei viaggiatori o dei fuoriusciti stabilitisi soprattutto in Toscana, a Roma e a Napoli. E’ allora che il disgusto suscitato dagli italiani in carne ed ossa nei visitatori inglesi, dal Rinascimento in poi assume un carattere duplice: da una parte riflettendo la crescente razzializzazione della visione che degli altri popoli aveva la razza padrona inglese, e dall’altra l’uso di un’Italia arcadica e pastorale per denunciare i mali prodotti dall’industrializzazione in Inghilterra. È la presenza di questa duplice visione, sostiene RICHARD AMBROSINI, che rende particolarmente interessante l’opera di “Ouida” (Marie Louise de la Ramée, 1839-1908),una delle scrittrici più popolari della seconda metà dell’Ottocento, della quale egli si occuperà.“Ouida”, dopo aver scritto un romanzo, “Idalia” (1869),in cui esaltava l’ideale risorgimentale, decise di trasferirsi in Italia, dove visse dal 1872 sino alla sua morte. Nei suoi romanzi, ambientati in Italia, e in particolare in “Ariadne” (1877) e nei suoi numerosi saggi è possibile ritrovare i segni del rimpianto per la perdita delle illusioni suscitate dal Risorgimento, e invece la progressiva scoperta delle condizioni di vita della popolazione e, soprattutto, delle brutture portate da una modernizzazione che seguiva modelli importati in gran parte dall’Inghilterra. La sua voce critica la rende unica nel panorama letterario inglese: nessun altro autore ha dato prova di saper trascendere gli stereotipi positivi e negativi che compongono in gran parte la rappresentazione dell’Italia nella letteratura e nella cultura inglesi. E nell’ambito degli stereotipi IRENE RANZATO vaglierà le rappresentazioni dell’Italia e degli Italiani nel XIX secolo come venivano filtrate in Inghilterra attraverso l’arte consolidata della caricaturistica e quella appena nata della fotografia. L’obiettivo è quello di capire se da questi documenti emerga un’idea omogenea di ‘italianità’ e se questa rispecchi o meno lo stereotipo dell’Italia come luogo di passioni e di libertà. Ci si prefigge di riflettere e indagare anche sull’atteggiamento della società inglese verso gli esuli e il loro eventuale impegno nello sforzo di fondare una nazionalità italiana; GIUSEPPE MONSAGRATI intende farlo a partire da una duplice constatazione: che la prima fase del fuoruscitismo politico italiano è di natura essenzialmente liberal-costituzionale (di qui l’interesse per le istituzioni britanniche) e che, di conseguenza, l’atteggiamento delle autorità inglesi non si discosta da quello, assai benevolo, dell’opinione pubblica, formatasi sui grandi quotidiani e sui periodici culturali, quindi attenta al problema della libertà come requisito di base di una comune civiltà europea (in questo senso le prime esperienze vengono fatte in riferimento alla rivoluzione greca e alla nascita del filellenismo). Non avviene lo stesso nella seconda fase, ossia di fronte alla molto più organizzata e molto più radicale attività posta in essere da Mazzini a partire dai primi anni ’40: qui, se l’opinione pubblica formatasi sugli scritti di J.S. Mill conserva in genere la simpatia per la causa dei popoli oppressi, quando non sviluppa un sentimento di vera e propria complicità e di adesione fattiva nelle forme del proselitismo e della raccolta di fondi, i governi – siano essi conservatori o liberali – procedono con molto maggiore cautela, al punto che nel 1849, al tempo della Repubblica romana, non è sufficiente l’antipapismo congenito della classe dirigente inglese a orientare in senso filorivoluzionario le scelte del governo del tempo (Palmerston). E questo perché il conservatorismo britannico in materia di politica estera è trasversale e, di fronte all’insorgere di un pericolo di sovvertimento sociale che possa portare il suo contagio sin sulle rive del Tamigi, supera qualunque divisione tra i partiti pur di evitare che la stabilità dell’Europa continentale possa essere messa a repentaglio, determinando gravi ripercussioni sugli interessi commerciali di un Paese che, sul piano dello sviluppo industriale e della formazione del capitalismo, è certamente il più progredito d’Europa. Partendo dai sui studi sull’identità nazionale inglese, ROBERTO BARONTI MARCHIO’intende esaminare l’ideologia presente in alcuni romanzi quali “Roccabella”(1859) di H.F. Chorley, “The Cloister and the Hearth”(1861) di Charles Reade, “Antonina”(1850) di Wilkie Collins, “The Last Days of Pompei”(1834) di Bulwer-Lytton, romanzi che forniscono alcuni esempi della costruzione letteraria dell’Italia e degli italiani. Si esamineranno anche alcune opere canoniche come “Daniel Deronda”(1876) e “Romola”(1863)di George Eliot, “Pictures from Italy” di Dickens, nonché la produzione poetica di Arthur Clough, Elizabeth Barrett, Robert Browning, Dante Gabriele Rossetti e A.C.Swinburne, che testimoniano quanto le opere letterarie siano anche interventi all’interno di un dibattito in corso, risposte a specifici eventi storici o politici. FIORELLA GABIZON intende esplorare il rapporto tra ebrei e Risorgimento (Foa, “Gli ebrei nel Risorgimento italiano”, 1978), nello specifico alcuni testi di Israel Zangwill: “The Next Religion” (1912), dramma a carattere politico-religioso, dove centrale è la riflessione sulla figura di Giuseppe Mazzini e sul risorgimento. ALESSANDRO GEBBIA, sulla base del suo lavoro “Città teatrale”, esplorerà in particolare le opere di: W.W.Story, “Roba di Roma” (1887); di H.P.Leland, “Americans in Rome” (1863); di De Mille, “The Dodge Club, or Italy in 1859” (1869); W.J.Gillespie, “Rome as Seen by a Newyorker”(1845) che, pur nel loro impianto dichiaratamente narrativo, non disdegnano di introdurre osservazioni e riflessioni sulla politica del tempo, sulla censura pontificia e sui moti rivoluzionari. Inoltre intende focalizzarsi sull’opera di T.Lyman, “The Political State of Italy” (1820), in cui, in maniera pioneristica, vengono individuati i futuri sviluppi dell’indipendenza italiana. Per analizzare la complessità del “fenomeno romano” nelle sue molteplici sfaccettature, storiche, letterarie, teatrali e artistiche, la ricerca sarà svolta nei seguenti archivi e biblioteche: British Library, Victoria and Albert Museum, Theatre Museum, Department of Prints and Drawings della Tate Gallery di Londra, Guildhall Library, Museum of London, National Portrait Gallery, Biblioteca Alessandrina, Archivio Storico del Pitigliani, Keats and Shelley Memorial House, Centro Studi Americani, Museo Centrale del Risorgimento, Biblioteca del Burcardo, Centro Studi del Teatro Argentina, Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Biblioteca Nazionale Centrale.