John Philip Kemble (1757-1823)

John Philip Kemble (1757-1823)

John Philip Kemble by Sir William Beechey, 1798 (detail), Dulwich Picture Gallery

John Philip Kemble fu un attore e manager teatrale inglese. Nacque a Prescot da Roger Kemble e Sarah Ward, entrambi legati al mondo teatrale (il padre era attore e manager, mentre la madre era figlia di un impresario). Della talentuosa famiglia Kemble facevano parte anche il fratello Charles, la sorella Sarah (conosciuta più tardi come Sarah Siddons) e la nipote Fanny.

Sebbene inizialmente non fosse destinato alla carriera di attore, venne ingaggiato dal padre per la rappresentazione di King Charles the First di William Havard (in cui fu il giovane Duke of York) che andò in scena nel King’s Head di Worcester il 12 febbraio 1767. Successivamente, fu mandato a completare la propria educazione prima alla Sedgley Park School, nei pressi di Wolverhampton, poi, nel 1775, a Douai, in Francia. Tornato quello stesso anno in Inghilterra, decise di intraprendere la carriera di attore e non quella sacerdotale prospettata per lui dal padre. Venne presto ingaggiato presso una compagnia minore – forse anche grazie all’intervento della sorella Sarah – che stava già affermandosi come talentuosa attrice, e debuttò a Wolverhampton l’8 gennaio 1776 nell’opera Theodosius di Nathaniel Lee, nel ruolo di protagonista. Il suo primo ingaggio sicuro gli venne garantito nella compagnia di Joseph Younger, con sede a Liverpool. Dal giugno del 1777, mese in cui lui e Sarah giunsero a Liverpool, al settembre del 1778, il suo curriculum si arricchì con l’aggiunta di 126 nuove interpretazioni. Impersonò personaggi sia comici che tragici, tra cui quello di Othello, in cui esordì a Manchester al fianco di Sarah/Desdemona, Laertes accanto alla sorella nel ruolo di Hamlet, e poi King Lear, Shylock, Brutus, Posthumus, Pierre in Venice Preserv’d di Thomas Otway, Ranger in The Suspicious Husband di Benjamin Hoadly, Archer in The Beaux’ Stratagem di George Farquhar e Young Norval in Douglas di John Home, ancora una volta accompagnato da Sarah/Lady Randolph. Fu questo l’impressionante curriculum che presentò nel giugno del 1778 a Tate Wilkinson, manager di York, al quale chiese impiego. Wilkinson lo prese nella sua compagnia, dove Kemble lavorò per tre anni fino al 1781. In questo periodo poté anche cimentarsi nella scrittura, con la composizione della tragedia Belisarius, della farsa The Female Officer (entrambe del 1778) e della raccolta di poesie Fugitive Pieces, pubblicata a York nel 1780.

Nell’inverno del 1781 si trasferì a Dublino allo Smock Alley Theatre, sotto la guida di Richard Daly. Qui Kemble affinò la sua particolare tecnica che consisteva nell’affiancare alla sua prestanza fisica (era alto, robusto e la sua figura atletica risultava anche molto aggraziata) lo studio meticoloso del personaggio. Già Wilkinson aveva notato come Kemble fosse più naturalmente portato per ruoli dove il rigore prevalesse sulla passionalità. Questo lo rendeva apparentemente inadatto sia agli emotivi ruoli tragici, sia a quelli più disinvolti della commedia. Tuttavia, li interpretò sempre mettendone in risalto la soggettività, in linea con la corrente romantica del tempo. Fece il suo debutto irlandese nel ruolo di Hamlet il 2 novembre 1781, ricevendo però solo un modesto apprezzamento da parte della critica e del pubblico. Riscosse un fievole successo anche con il ruolo di Sir George Touchwood in The Belle’s Stratagem di Hannah Cowley, ma trovò ben presto il genere che meglio gli si addiceva: il gotico. Riuscì ad attirare l’attenzione del pubblico di Dublino con l’interpretazione di Raymond in The Count of Norbonne di Robert Jephson, adattamento teatrale del romanzo The Castle of Otranto di Horace Walpole. Dimostrò la sua grande maestria nella rappresentazione di intensi personaggi meditabondi, oscuri e pericolosi in ruoli che rese con il tempo particolarmente suoi: primo su tutti, The Stranger di Benjamin Thompson; poi, Octavian in The Mountaineers di George Colman e Penruddock in The Wheel of Fortune di Richard Cumberland. Il suo valore come attore si consolidò in quel periodo, grazie non solo alle sue doti, ma anche ai simultanei trionfi che sua sorella Sarah riscuoteva al Drury Lane. Nella sua carriera si legò sentimentalmente ad altri membri dell’ambito teatrale; si ricorda la sua relazione con Elizabeth Inchbald, il cui ritratto di Kemble in A Simple Story (1791) influì (insieme alla figura dell’eroe byroniano) sulla creazione di Mr. Rochester (Jane Eyre) da parte di Charlotte Brontë.

Kemble nei panni di Riccardo III di William Hamilton, c. 1787

Il tempo passato a Dublino aiutò molto la carriera di Kemble, che alla fine della stagione 1782-83 raggiunse la sorella a Londra. Giunto nella capitale nell’agosto del 1783, fece il suo debutto al Drury Lane nei panni di Hamlet. Il manager di Covent Garden affidò all’attore John Henderson lo stesso ruolo; dal confronto si poté notare come Kemble avesse un modo più lento e compassato di interpretare il personaggio, così che i versi pur tanto conosciuti giungessero chiari, uno a uno, al pubblico. La critica mise in luce quello che, come si è già detto, era il suo tratto peculiare: il rigoroso controllo e la ricercatezza nella performance, contro l’intensità delle passioni del suo rivale Henderson. Furono confronti che valsero in tutti i casi in cui i due si misurarono con gli stessi personaggi (soprattutto shakespeariani) come quelli di Richard III, Shylock e King John (che Kemble interpretò al fianco di Sarah/Constance). A partire da Hamlet, Kemble andò personalizzando il suo stile misurato, che non sempre fu capito e apprezzato dai contemporanei. Tuttavia, i suoi inizi sul palcoscenico del Drury Lane furono molto fortunati, e quella stessa fortuna durò anche durante la stagione successiva. Dopo una breve parentesi estiva alle dipendenze di Joseph Young a Liverpool, nel settembre del 1784, Kemble aprì la stagione teatrale nuovamente con Hamlet. Quell’anno segnò, però, anche la prima interpretazione nelle vesti di un personaggio della storia romana, Cato, nell’opera omonima di Joseph Addison, e ben presto gli “eroi romani” divennero quelli con cui venne maggiormente identificato. Quella stessa a stagione vide la prima di oltre trenta reinterpretazioni di opere del teatro classico inglese che Kemble non aveva paura di rimaneggiare, e di cui ventisei versioni vennero pubblicate in una raccolta nel 1815. John e Sarah lavorarono ancora assieme, verso la fine della stagione ’84-‘85, prima nei ruoli di Othello e Desdemona, poi in quelli di Macbeth e della sua consorte. Tra le sue pubblicazioni si ricorda anche il volume Macbeth Reconsidered, in cui confutava alcuni tratti del pensiero di Thomas Whately sul personaggio. Kemble si opponeva soprattutto alla tesi secondo cui il re scozzese rappresentava uno stereotipo di codardia, definendolo piuttosto una vittima del proprio ardimento, i cui crimini erano assolutamente in linea con il suo eroismo.

Dopo la morte improvvisa di Henderson, Kemble si ritrovò ad essere il maggiore esponente del teatro (soprattutto tragico) shakespeariano, nonostante non si fosse mai cimentato in ruoli del calibro di King Lear o Coriolanus. La sua intenzione era però quella di non restare confinato in un solo genere, e nel 1786 prese parte alla rappresentazione di Richard Coeur de Lion di John Burgoyne, in cui alternò recitazione e canto. Il 29 gennaio 1787, affiancato dalla sorella/Imogen, fu Posthumus in Cymbeline, interpretazione che, secondo il biografo suo contemporaneo James Boaden, si distinse per essere la migliore del suo tempo. Tornò allo stile gotico nell’aprile del 1787, nella trasposizione di Julia di Robert Jephson.

All’età di trent’anni, Kemble vantava già un curriculum di eccellenza e una carriera ai più alti livelli artistici. Tuttavia, a soffrirne le conseguenze fu proprio il suo fisico, debilitato dallo stress, dall’alcool e dall’oppio che usava come medicinale. Afflitto anche da solitudine, contrasse un matrimonio piuttosto affrettato con l’attrice Priscilla Bereton (nata Hopkins), con cui non trovò mai una vera affinità. Ai suoi problemi personali, si sommarono quelli professionali legati soprattutto alla cattiva gestione del teatro da parte di Richard B. Sheridan; quando alla fine della stagione 1787-88 l’acting manager Thomas King abbandonò il Drury Lane, Kemble decise di rimpiazzarlo.

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John Philip Kemble as Coriolanus, dipinto di Thomas Lawrence, 1798

L’intento principale di Kemble era quello di sfruttare la produzione shakespeariana (e dunque classica) per restaurare la gloria del teatro. Dei suoi propositi diede chiara dimostrazione con la sfarzosa messa in scena di Henry VIII del 25 novembre del 1788, in cui interpretò prima Thomas Cromwell, poi Cardinal Wolsey. Il 7 febbraio 1789 si ebbe anche la prima messa in scena di Coriolanus, acclamato da critica e pubblico. Nel 1790, però, a causa dei recenti eventi francesi, gli organi di censura inglesi decisero di cancellare la tragedia dal calendario della stagione. Le due opere già citate non furono le uniche che contribuirono ai trionfi artistici dell’era Kemble: nel 1794 fu il turno di Macbeth (“Kemble’s Macbeth”, secondo il critico contemporaneo Joseph Donohue) e nel 1795 di King Lear. Affrontò anche in questo periodo problemi personali e professionali, tra cui la sistemazione della compagnia del Drury Lane durante l’ammodernamento che durò dal 1791 fino alla riapertura del 1794, o la sua personale lotta ideologica contro i valori della Rivoluzione Francese, abbracciati da whigs e radicali, che andavano contro il suo cattolicesimo e monarchismo. Utilizzò come tramite della sua ideologia le rappresentazioni shakespeariane, simbolo dei valori tradizionali e nazionali inglesi, sollevando spesso degli scandali: si scontrò, ad esempio, con Sheridan nel 1793, per aver cancellato uno spettacolo in segno di rispetto nei confronti del re francese Luigi XVI, che proprio in quel periodo era stato giustiziato. Tra lui e Sheridan vi furono anche conflitti causati dagli imprevedibili interventi che quest’ultimo attuava nelle scelte artistiche del teatro. La stagione 1794-95 venne contrassegnata dalla sua ‘afterpiece’ Lodoiska (versione ispirata all’opera omonima di Luigi Cherubini), una sorta di miscellanea gotica che rifletteva appieno il personale gusto artistico di Kemble. Nello stesso anno, dovette pubblicamente fare ammenda per aver tentato di violare una delle attrici della compagnia, Maria De Camp, che più tardi sarebbe diventata la moglie del fratello Charles. In seguito a questi fatti, Kemble e la moglie Priscilla si diressero in Irlanda per esibirsi nelle province durante la stagione estiva e dare tempo alla faccenda di essere dimenticata.

Al suo ritorno a Londra, Kemble trovò un Drury Lane in profonda crisi economica; tutta la stagione fu piuttosto sfortunata e le sue sorti si risollevarono soltanto con la prima del ‘gothic play’ The Iron Chest di George Colman, datata 12 marzo 1796. La sua performance non fu però all’altezza dello standard a cui aveva abituato i contemporanei, a causa dell’abuso di alcolici e oppiacei e della insoddisfazione nei confronti del personaggio, Sir Edward Mortimer, del quale non giudicava abbastanza profonda e verosimile la rappresentazione del senso di colpa. Alla fine della stagione teatrale, lasciò la compagnia, dopo aver portato sul palcoscenico –per obblighi di contratto e non per scelta– un’opera attribuita a Shakespeare, palesemente falsa, che Sheridan volle riprodurre solo per ragioni economiche. Tuttavia, Kemble non lasciò definitivamente il Drury Lane, ma vi lavorò a periodi alterni sino alla fine dell’anno 1801-02, facendosi persino convincere a riprenderne la direzione nel 1800. Fu durante l’ultimo anno che Kemble dovette confrontarsi con il primo vero rivale dalla morte di Henderson: George Frederick Cooke.

L’obiettivo principale di Kemble era quello di entrare in possesso di una quota di uno dei grandi teatri dell’epoca, motivo per cui, quando la contrattazione con Sheridan risultò infruttuosa, l’attore finì per acquisire un sesto del Covent Garden –in quel periodo sotto la direzione generale di Thomas Harris. Kemble si ritrovò così ad essere azionista e membro di una delle migliori compagnie in circolazione e i suoi anni presso il Covent Garden furono tra i migliori della sua carriera. Prima di iniziare qualsiasi tipo di attività in questo nuovo contesto, Kemble si prese del tempo libero e si mise in viaggio con Robert Heathcote, nel giugno del 1802. I due giunsero prima in Francia, successivamente passarono i Pirenei per dirigersi a Madrid e, infine, a Valencia. Proprio a Valencia gli giunse notizia della morte del padre, e ripartì verso l’Inghilterra nel marzo del 1803. Tornò dunque a Londra, ma dal momento che la stagione teatrale non sarebbe iniziata fino a settembre, trascorse l’estate a recitare a Bath e Bristol. Rientrato nella capitale, debuttò nel ruolo di Hamlet anche al Covent Garden, il 24 settembre 1803. Seguirono interpretazioni di Richmond in Richard III di George Frederick Cooke, del re in Henry IV: Part 2, di Ford in The Merry Wives of Windsor e di Antonio in The Merchant of Venice, accanto proprio a Cooke nel ruolo di Shylock. Fu difficile per Kemble accettare di essere una figura di secondo piano in questo nuovo contesto, ma sapeva di non potersi imporre immediatamente come primo attore in un ambiente in cui i ruoli erano già stabiliti. Riuscì nonostante tutto a introdurre nella compagnia più di un membro della sua famiglia, e nessuno osò mai recriminare, soprattutto trattandosi della talentuosa sorella Sarah Siddons. Nuovi problemi sorsero con l’arrivo presso Covent Garden del giovane prodigio Master Betty, il cui successo amareggiava Kemble. La compagnia trascorse gli anni successivi a ricostruire la reputazione del teatro come tempio dei classici, cui contribuì l’interpretazione di Prospero nella sua rimaneggiata versione di The Tempest, del dicembre del 1806. Nella stagione 1807-08 la sua salute peggiorò notevolmente a causa della gotta e della violenta tosse che lo avevano afflitto per anni. La sua popolarità iniziò ad andare verso il declino, anche per effetto dei mutamenti socio-politici che trasformavano l’Inghilterra e i suoi valori legati al decorum, di cui Kemble era stato un emblema. A ciò si sommò la sfortuna che colpì il 20 settembre 1808, giorno in cui un rogo accidentale distrusse il Covent Garden. Il teatro venne ricostruito in stile neogreco sul disegno dell’architetto Robert Smirke, che doveva riflettere la passione per i classici di Kemble, e riaprì al pubblico il 18 settembre 1809, con la messa in scena di Macbeth con John e Sarah Siddons ancora una volta nei panni dei protagonisti. La riapertura del Covent Garden fu però legata all’aumento di prezzo dei biglietti, che doveva aiutare a risanare le finanze che l’incendio aveva stremato. Questa inflazione diede l’avvio a una serie di rivolte passate alla storia come ‘Old Price Riots’, condotte soprattutto da esponenti della ‘working class’, che vedevano il teatro perdere il proprio valore di punto di riferimento nazionale, ed il suo scopo didattico, per diventare appannaggio delle classi più agiate. Col passare del tempo, Kemble divenne oggetto del disprezzo delle masse e venne spesso ridicolizzato tramite immagini e canzoni popolari composte appositamente su di lui. Rispose finché poté con fermezza e dignità, ma finì per piegarsi alle incessanti richieste dei rivoltosi, il 14 dicembre 1809. Con coraggio, Kemble terminò la stagione, e decise prendersi del tempo per riposare nel nord del Paese. Tornò durante la stagione successiva, che utilizzò per riabilitare la propria figura, interpretando ruoli consuetudinari. Fu solo nel febbraio del 1812 che decise di calarsi in un personaggio nuovo, Brutus in Julius Caesar, la cui revisione da lui attuata fu una delle più efficaci e significative dell’epoca. Fu l’ultimo ruolo che Kemble reinterpretò da zero, portando in scena, negli anni successivi, solo personaggi già sperimentati e studiati. Alla fine dell’anno 1811-12, fu Macbeth per l’ultima volta al fianco della sorella, che si ritirava definitivamente dalle scene.  Kemble decise in questo periodo di prendere due anni di congedo dalla direzione del teatro, ma non smise di recitare. Si esibì, infatti a Liverpool, Edimburgo, Dublino, Bath e Bristol. Gli ultimi anni lo videro rivale del primo attore del Drury Lane, Edmund Kean.

Durante la sua lunga carriera, Kemble aveva guadagnato abbastanza per potersi permettere una comoda pensione e, dopo brevi viaggi in Scozia e in Francia, si fermò con la moglie a Tolosa, agli inizi del 1819, dove la sua salute trovò giovamento. Successivamente, a causa dei rapporti ancora tesi tra Francia e Inghilterra, la famiglia Kemble ritenne necessario abbandonare il paese e si trasfersi a Losanna. Nel 1820 tornò a Londra per la morte di Thomas Harris e colse l’occasione per fare testamento, nel quale lasciò la sua quota del Covent Garden al fratello Charles. Rientrò a Losanna nello stesso anno e durante la primavera del 1822 partì per il suo primo viaggio a Roma, da cui tornò molto provato. Probabilmente a causa di questo eccessivo sforzo, fu colpito da ictus e spirò il 26 febbraio 1823. Venne sepolto nel cimitero di Losanna, ma in patria gli venne eretta una statua nell’Abbazia di Westminster che lo immortalava nelle vesti di Cato, ad indicare come la sua figura fosse indissolubilmente legata, nell’immaginario collettivo, a significativi ruoli di personaggi dell’antica Roma.

Bibliografia

http://www.oxforddnb.com/view/article/15322 [Peter Thomson, ‘Kemble, John Philip, Oxford Dictionary of National Biography, Oxford University Press, 2004. [Ultima consultazione i 28/05/2016].

Joseph Donohue, The Cambridge History of British Theatre, Vol.2 (Cambridge, Cambridge University Press, 2004).

Moody J., O’Quinn  D. (ed.), The Cambridge Companion to British Theatre 1730-1830(Cambridge, Cambridge University Press, 2007).