Dio ama la bellezza del mio peccato. Le quartine di un poeta mistico della tradizione indo-persiana
di/a cura di: Saccone Carlo
Sarmad di Kāshān (1590-1660 ca.), poeta mistico persiano di origini ebraico-armene, visse tra Shiraz dove dove si convertì all’Islam e fu allievo di filosofi come Molla Sadra e Mir Fendereski, e la fastosa corte dei Moghul in India, divenendo presto una guida spirituale del principe Dārā Shokuh erede al trono. Nelle sue celebri quartine tematizza la bellezza umana come pura teofania e rivelazione del divino nel quotidiano. Ma egli ci parla soprattutto del peccato d’amore come guida sicura alla scoperta del Divino Amato che egli vide in Abhay Chand, un giovinetto indiano che fu suo compagno di vita. Ma fu anche testimone del finale martirio del poeta, ordinato dall’imperatore Awrangzib che lo condannò a morte per ateismo o apostasia e lo fece decapitare a Delhi intorno al 1660. Due versi compendiano il ricco pensiero di questo poeta sufi – che circolava nudo alla maniera degli asceti indiani – che apparve subito sconcertante se non eretico: “Gli occhi di Dio sono innamorati della bellezza del mio peccato” e “Io non so, in questo antico monastero del mondo / se il mio Dio sia Abhay Chand o qualcun altro”.
Sarmad di Kashan. Dio ama la bellezza del mio peccato. Le quartine di un poeta mistico della tradizione indo-persiana, Centro Essad Bey-Amazon IP, Seattle 2022
Dio ama la bellezza del mio peccato. Le quartine di un poeta mistico della tradizione indo-persiana